SPREAD



Il famigerato spread, termine agitato in continuazione dai media come uno spauracchio e ormai, di conseguenza, entrato prepotentemente anche nel gergo della leggendaria casalinga di Voghera, viene ostinatamente ed erroneamente preso per alimentare volutamente il crescere della crisi economica in Italia ed il panico fra i cittadini. A dire il vero è poco più di un anno che gli italiani hanno familiarizzato con questo termine tecnico, che in precedenza non conoscevano affatto. In realtà lo spread, ovvero il differenziale fra i titoli pubblici italiani e tedeschi, è un vero e proprio imbroglio, una bufala colossale, perchè non rappresenta una grandezza assoluta quanto piuttosto una misura relativa, dovuta alle speculazioni dei grossi colossi bancari nel mercato dei titoli pubblici (quindi sul debito) dei singoli Stati.
Lo spread, come il giudizio delle agenzie di rating, dovrebbe essere basato sul rischio di insolvenza di una nazione, molto diverso da quanto sta accadendo in Italia; per esempio con lo spread a 500 ci costringono a pagare quasi il 7% di interesse sui titoli!
Ma davvero investire sui titoli italiani è cosi rischioso? NO! E' tutta una manovra speculativa, inoltre alla guida del paese c'è Mario Monti, il paladino degli interessi dei poteri forti, che piuttosto che farci fallire (scenario in cui chi ha investito nei nostri titoli si ritroverebbe in mano carta straccia) sarebbe disposto, molto probabilmente, a qualsiasi cosa: l'economia italiana nonostante tutto non è malata come la dipingono, abbiamo (oppure avevamo?) una tra le più grandi riserve auree al mondo, tra i più elevati risparmi privati d 'Europa e parte della proprietà di aziende molto importanti e in perfetto stato di salute, come Eni, Enel, Finmeccanica, Poste Italiane, Anas etc.
La differenza REALE tra l'Italia e la Germania NON corrisponde a quella misurata dallo spread, che supera i 500 punti, tanto che secondo il Centro Studi di Confindustria lo spread REALE tra le due economie sarebbe di 164 punti: è questa la vera distanza tra i due paesi. E le conseguenze degli oltre 300 punti di troppo, sempre secondo Confindustria, sono 144.000 posti di lavoro in meno.

Ecco alcuni video dimostrativi: